domenica 27 dicembre 2015

Quegli strani scossoni al mondo dell'olio d'oliva

Un-due-tre-quattro.
In poco più di due mesi quattro forti scosse di terremoto hanno colpito il mondo olivicolo-oleario nazionale: crollo del prezzo dell'extra vergine; inchiesta Guariniello: sette grandi marchi sotto accusa; inchiesta Direzione Distrettuale Antimafia di Bari: 7000 tonnellate di falso olio Made in Italy; decreto sanzioni, con la depenalizzazione del falso olio Made in Italy.
























Fatti che si sono succeduti in rapida successione, che sono slegati tra loro ma che segnano la schizofrenia di un mondo incapace di trovare pace.
La prima settimana di novembre la quotazione dell'olio extra vergine di oliva italiano è precipitata, da 4,2 a 3,5 euro/kg. Per bocca del presidente della Borsa merci di Bari, Troiano, si sono mossi gli speculatori. La stessa Spagna, poco tempo dopo, ha accusato i “soliti italiani” di aver provocato il ribasso dei prezzi anche sulla piazza di Jaen. Film già visto, anzi lo vediamo quasi tutti gli anni. Spettacolo monotono, ripetitivo e ugualmente tragico.
Non si era spenta l'eco del crollo dei prezzi che l'inchiesta Guariniello su sette nomi dell'industria olearia nazionale e internazionale ha riempito spazi sui giornali e ore di televisione. Si è così replicato, per l'ennesima volta, uno spettacolo ormai logoro: da una parte i fautori del panel test, dall'altra i detrattori del panel test.
Tirato il fiato dopo lo spacchettamento dell'inchiesta Guariniello alle varie procure territorialmente competenti, con coda di polemiche, ecco l'inchiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari sulle 7000 tonnellate di falso olio Made in Italy. In questo caso abbiamo avuto l'avvocato difensore di una delle aziende indagate che, prima di proclamare urbi et orbi l'innocenza dell'assistito, si è premunito di scagliarsi contro gli inquirenti. La speranza è che tutti si concentrassero sul dito, anziché sulla Luna che il dito indicava. Tattica comunicazionale logora ma chissà che il mondo dell'olio d'oliva non ci potesse cascare? Infatti... polemiche e diatribe sul metodo del DNA, sulla sua ufficialità. La truffa da qualche decina di milioni di euro in secondo piano, quasi in sottofondo.
Neanche il tempo che la polvere dell'ennesimo scandalo oleario si posasse di nuovo a terra ed ecco sbucare un decreto legislativo che, anziché punire i contraffattori, gli fa un bel regalo di Natale (copyright Stefano Polacchi). Tutto depenalizzato, basta passare alla cassa con 9500 euro. Affermazioni, smentite e polemiche politiche.
Tutto questo mentre sarebbe stato bello e interessante parlare di frantoi, di olive, di qualità, di gastronomia, di abbinamenti. Dell'olio nuovo, insomma. E' rimasto invece un eco, appena percettibile, anche se sempre presente. Neanche questa è una novità, tutto sommato. La cronaca ha sempre preso la prima pagina, il racconto solo un trafiletto. E' il mondo dei media, bellezza, ed ha le sue regole.
Ecco allora ritornare un'altra polemica di vecchia data, che sa di stantio: fan più danno all'immagine dell'olio d'oliva i giornalisti che vanno a caccia di notizie o i truffatori che vanno a caccia di soldi?
Nel mondo olivicolo-oleario la trama è sempre la stessa, a volte, ma solo a volte, cambiano i protagonisti.
Per mutare la trama di una storia che si ripete uguale a sé stessa da troppo tempo occorre dissanguare le vene di cui si nutre: speculazione e contraffazione.
Solo così ci sarà davvero una speranza di cambiamento.

ata.

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