Leggo commenti esilaranti sullo streaming Grillo-Renzi. I più esilaranti sono quelli secondo cui il Bomba avrebbe stracciato il Monologhista, opinione che va bene solo se ci si chiama Boschi o Nicodemo. Parliamo di cose serie. Grillo ha studiato a tavolino l’incontro – che palesemente non voleva fare – con l’unico intento di vomitare addosso al sindaco part time di Firenze tutta la rabbia dei milioni di italiani che lo hanno votato (e dei milioni di italiani che già si pentono di avere dato fiducia al Bomba). In questo senso, e solo in questo senso, il suo monologo ha funzionato.
Lo streaming non ha fatto altro che esasperare le posizioni delle due parti: ora i grillini lo sono ancora di più e i renzini idem. I 5 Stelle non sono affatto delusi dalla veemenza di Grillo (anzi l’hanno vissuta come liberazione) e i piddini folgorati sulla via di Matteo Peppo Pig potranno dire che loro sono gli unici democratici (anche se ogni giorno il Pd dimostra il contrario). Da una parte c’è chi dirà “finalmente qualcuno le ha cantate a quel fagiolo lesso”, dall’altra chi ripeterà che “Grillo è un dittatore che non fa parlare nessuno e il M5S è una setta”. Lo streaming non doveva servire a nulla, se non come show mediatico. Infatti così è andata. Altre considerazioni.
1) Stupisce (e per i masochisti può essere un aspetto affascinante) la capacità strepitosa del Bomba di mentire. E’ probabilmente il talento maggiore che ha. Durante i quasi dieci minuti ha agito da guitto che prova a rintuzzare gli attacchi e le “provocazioni” fingendosi simpatico e democratico: a tratti bravo verbalmente, politicamente vuoto come sempre, disastroso nella sceneggiata finale alla Mario Merola “qui c’è dolooooore”.
2) Grillo continua a non sapere minimamente dialogare. Va bene a teatro, ma politicamente è un boomerang: sarebbe stato molto più efficace un confronto gestito da Di Maio (che ho visto imbarazzato) e Di Battista o Morra. L’unica concessione autocritica di Grillo è stato chiedere scusa a Renzi se si era sentito offeso per essere stato chiamato “ebetino”: nel suo piccolo, un evento.
3) L’obiettivo di quasi tutti i media, ora, sarà quello di sottolineare il “fascismo verbale” di Grillo (“Non sono più democratico”; “Non lo sei mai stato”) per dimenticare tutte le bugie, le incongruenze e gli inciampi di Renzi. Ovvero: molto più grave la logorrea incazzosa del Monologhista di Genova che il berlusconismo yuppie del Bomba di Rignanoi. Ma anche no (Comunque sono stati nove minuti divertentissimi. Proporrei ad entrambi di pensare a una pièce teatrale: funzionerebbe).
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