venerdì 15 gennaio 2016

Nuove norme europee, a rischio l’olio prodotto dalla cultivar Coratina





Olio
Olio © n. c.

«Si tratta di pochissimi decimi» spiega il presidente Unapol. Confagricoltura Puglia: «che una percentuale del genere vada ad escludere l’eccellenza è un vero controsenso, in parte l’Unione Europea se n’è resa conto»

Il regolamento Ue 2015/1830 che indica i limiti alla composizione degli acidi grassi per impedire le sofisticazioni dell’olio extravergine penalizza in maniera decisiva la Cultivar Coratina e la Carolea






Cambiano le normative dell’Europa e l'extravergine di Coratina da eccellenza rischia di diventare un prodotto di scarso valore.
A creare agitazione tra le associazioni di categoria è la modifica del regolamento Ue 2015/1830 che indica i limiti alla composizione degli acidi grassi per impedire le sofisticazioni dell’olio extravergine con altri oli vegetali.
I nuovi limiti penalizzano in maniera decisiva una varietà olivicola molto diffusa in Calabria, la Carolea ma anche la Cultivar Coratina. L’olio prodotto da queste varietà, in base alla modifica del metodo di calcolo degli acidi grassi, supera facilmente i valori indicati nell'allegato in questione.
«Si tratta di pochissimi decimi» spiega Tommaso Loiodice, presidente Unapol (Unione nazionale associazioni produttori olivicoli).
«Abbiamo comunicato al Coi (Consiglio Oleicolo Internazionale) e al ministro Martina l’inaccettabilità di questi parametri. Fino a prima della modifica del regolamento i valori di acido eptadecenoico consideravano solo la prima cifra decimale. Oggi tengono conto anche della seconda e rischiano di tagliare fuori dalla definizione di extravergine l’oliva Carolea e la Cultivar Coratina» precisa Loiodice.
La produzione 2015-2016«Secondo le prime analisi effettuate a superare i valori previsti dal regolamento europeo potrebbe essere l'olio ottenuto dalle olive raccolte all'inizio della stagione. Non tutta la produzione di Cultivar Corativa dunque è a rischio» precisa Loidice. In Calabria i produttori hanno dovuto confrontarsi con la difficoltà di vedere declassato il proprio olio da extravergine a vergine in virtù dei nuovi parametri. 
Le soluzioni. «Abbiamo formulato due proposte: che si torni a considerare solo la prima cifra decimale oppure che la seconda sia il più alta possibile. Credo che si propenda per questa seconda ipotesi. Purtroppo i tempi burocratici non consentiranno al Coi di risolvere la questione per l’annata di produzione in corso e per questo speriamo che sia il ministero a farci ottenere una deroga».
«Il ministro Martina non è molto sensibile a questo genere di problematiche. Direi anzi che è sordo e disattento. Paolo De Castro (coordinatore Commissione agricoltura e sviluppo rurale del Parlamento europeo) si è battuto in maniera forte anche per la questione dell’olio tunisino»commenta Donato Rossi, presidente Confagricoltura Puglia.
«La normativa - aggiunge - incide sull’asse portante dell’olio extravergine mondiale. Che una percentuale così bassa di acidi vada ad escludere l’eccellenza è un vero controsenso, in parte l’Unione Europea se n’è resa conto.
Come Federazione nazionale olivicola - olearia di Confagricoltura abbiamo mostrato disappunto per una ragione tecnica più che politica: qualche decimale non può escludere l’eccellenza o mettere a rischio la storia degli olii extravergine. A noi questo appare come un vero e proprio tentivo di isolare l’eccellenza, per questo ci siamo ribellati».
Le altre azioni politiche. Della questione si sono interessati anche gli europarlamentari Cinque stelle Laura Ferrara, Marco Zullo, Rosa D'Amato attraverso una interrogazione scritta alla Commissione europea di competenza: «resta incomprensibile perché siano stati fissati limiti per l’acido eptadecenoico visto che il superamento degli stessi non sarebbe interpretabile come un tentativo di sofisticazione: quell’acido infatti non è presente in oli vegetali miscibili con gli oli extravergini».

Nessun commento:

Posta un commento